martedì 8 gennaio 2008

Casa


La prima volta che mi sono chiesto realmente cosa fosse la Casa, è stata in una frase due anni fa, in cui precisavo "no no,sono rimasto a casa a Firenze, non sono tornato a Bergamo".

Cosa fa di un luogo la nostra “Casa”?


La sensazione che ora ho è di essere senza casa, senza radici, senza stabilità...

Non è più casa mia Solto, e non lo è neanche Firenze. E' una situazione in cui tutto è possibile, in cui la paura del non avere una base si fonde con le possibilità che l'assenza di vincoli offre.

In realtà, il dovere schiaccia questa forza potente. E quindi il sentimento prevalente è l'angoscia: molti doveri, molti obblighi e delusioni, molte cose prese a naso chiuso, e nessuna base in cui tornare.

Perché abbiamo sempre bisogno di un punto fisso, perché non siamo capaci di essere il nostro rifugio?


Casa è una parola immensa. Casa a volte è un'idea, la casa che avremmo sempre sognato è una meta, forse LA META, in questa generazione precaria.

Casa è una persona, casa è l'uomo che amo, quando mi fa sentire in pace ovunque.

La casa dovrebbe essere quel posto in cui nulla sembra poter andare male. O in cui, l'assoluta tranquillità e prevedibilità degli eventi ci fanno sentire al sicuro. Ci sono uomini che vedono la Casa nella loro officina, nel loro ufficio, lontano dai drammi famigliari, o semplicemente dalla noia e dalla frustrazione di quello che rimane un semplice domicilio.

Perché la Casa è un luogo vissuto in cui ognuno vorrebbe essere se stesso. C'è chi non sopporta di condividere un appartamento, chi non rimarrebbe mai solo. Chi non dorme,senza qualcuno accanto, chi gira nudo appena può, chi passa le ore ad osservare i vicini. C'è chi ci muore e chi ci nasce. Almeno per le vecchie generazioni, la casa era la storia della propria famiglia: una coppia nasceva, cresceva, arrivavano i figli, che se ne andavano, arrivava la vecchiaia, i lutti, e poi un nuovo ciclo.


Chissà cosa pensa una casa,... Credo molto ai fantasmi, e penso che siano le emozioni trattenute da queste pareti, dalla calce, dal legno, come vibrazioni che poi vengono nuovamente buttate fuori, uno spurgo osmotico di sentimenti. Una casa non può essere un materiale morto, inerte. Vede tutto, sente tutto, è l'unica spettatrice di ogni dramma gioia o sfogo della nostra anima. Vede quando litighiamo, quando facciamo l'amore, quando piangiamo della nostra solitudine, quando il nostro lavoro va male e ci ubriachiamo, o quando festeggiamo una nascita.

Deve essere un animale saggio, che spesso cerca un contatto con noi, soprattutto quelle vecchie: nascondono oggetti, fanno scherzi con gli specchi o con le finestre, provano a parlarci sbattendo i panni tesi o facendo cadere bottiglie rimaste immobili per secoli.

Ci sono case tristi, che ci stendono un'aria tetra, scura sulla pelle.

Ci sono case luminose, che nascondono grossi segreti.

Ci sono case che sanno di naftalina e ricordi della nonna, e che ci fanno ridere quando ci mostrano un vecchio giocattolo.


E poi, c'è chi ci vive dentro...

Io non ho casa e non ho famiglia.

Sono il figlio di nessuno, il soffio del vento che per sbaglio ha seminato un ventre sterile, sono il momento che risiede tra l'aurora e l'alba, tra il mare e l'orizzonte.

Non ho casa e non ho famiglia.

Non ho casa e non ho famiglia.

Non ho casa e... ed ho cercato sempre una famiglia altrove, sperando in una nuova resurrezione, in un perdono. Per gli Indù quando ci reincarniamo scegliamo dove rinascere, per metterci alla prova, per evolverci ad uscire dal Samsara.

Che si creda o meno ad un'aldilà, la famiglia ha enormi responsabilità sociali, perché è la vera officina dell'anima...

Dovrebbero esserci scuole per diventare genitori, corsi di abilitazione alla professione, è il lavoro più lungo, duro ed importante del pianeta. Dal comportamento di un genitore dipenderà la felicità di un essere, di una vita. La vita ha un valore infinito, e come tale, la responsabilità di questa coppia deve essere infinita.

In un periodo in cui si parla di valori della famiglia, vedo solo argomentazioni sterili.

Si difende la famiglia, si dice che non si può permettere ad una coppia gay di avere un riconoscimento legale, di avere dei figli.

Però poi nelle coppie “istituzionalmente accettate”, sposate e consacrate nel Sacro Vincolo di Nostra Chiesa delle Disgrazie, il nascituro vedrà i due genitori 4 ore al giorno, sotto stress per le otto, dieci ore di lavoro, per l'incapacità di arrivare a fine mese nonostante ci si faccia il culo in un posto di lavoro del piffero, lasciando il bimbo nei migliori dei casi alla nonna, anche se oramai le babysitter D.O.C. si chiamano TV, playstation, Nintendo WII...

Oppure ci sono famiglie in cui uno dei due partner ha un atteggiamento moralmente più discutibile del prenderlo nel culo: chi beve, chi si droga... o chi spende parte dello stipendio per giocare alle slot Machines, al Lotto, dove il padre non torna a casa, o dove la madre dimentica il figlio in un negozio ( andate ad un Toys e chiedetegli quante volte capita in una settimana che dei bambini rimangano disperati senza genitori ).

Oppure si può guardare la situazione perfetta, in cui il padre lavora, la madre è in casa, ci sono due pargoletti in casa... Quanti drammi ogni giorno nascono in famiglie “normali”, nelle stanze di vicini tranquilli, pacifici, che ci hanno sempre portato la posta fino alla porta, offerto il pane se non ne avevamo, aggiornato sui pettegolezzi del momento?

Che si parli pure di famiglia: lo Stato, quella sorta di macchina perversa che si prende un terzo del mio stipendio al mese, cosa fa perché un bambino possa avere tutti i mezzi a disposizione per sviluppare le proprie potenzialità? Lo Stato a mio parere serve solo a questo: a fare si che tutti, ricchi e poveri, possano maturare al massimo le proprie capacità, a vantaggio dello Stato stesso. Lo Stato è un buon contadino che fa si che ogni albero possa attecchire al massimo, sfruttare ogni elemento che il terreno gli offre, e dare frutti dolci e succosi.

La nazione è la nostra grande Casa, la Casa comune. Una Casa in cui c'è chi ruba, chi non chiude la porta e lascia entrare grossi prepotenti transatlantici, chi non pulisce, chi chiude un occhio su cosa succede in certe stanze... una casa che non funziona, con letti d'oro e porte di carta... una Casa che è sempre meno nostra, che non ci lascia più nulla, che non ci da speranze, che chiede e non da...


Passano i giorni, gli anni, e nulla cambia: non ho Casa, non ho famiglia.

Voglio avere la possibilità di invertire la rotta.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao! ho appena finito di leggere il tuo sblog... e mi è piaciuto!
lasciatelo dire: sei rimasto la stessa bella testa acuta e profonda che ricordo! eh si, perchè noi ci siamo conosciuti, in un lontano passato :D anche se non penso di avere o meritare uno spazio particolare tra i tuoi ricordi! credo cmq che tu abbia capito ki sono, anche se nn è poi importante :)
cmq volevo solo lasciarti un saluto e dirti ke di te conservo sempre un bellissimo ricordo. ciao..

Marco ( Mr. No ) ha detto...

Non credo di aver capito chi tu sia per un motivo solo: ricordo benissimo ogni persona che mi ha lasciato qualcosa, fosse in un discorso di 5 minuti alla fermata del bus, o durante le pause in Università... :-)

Anonimo ha detto...

L'unica soluzione è quindi che nn ti ho lasciato nulla :D
e probabilmente è pure vero, quindi non preoccupartene troppo! te l'avevo detto ke nn era importante.
a me bastava dirti quello ke ti ho detto... giusto perchè nn te l'avevo mai detto! :-) cosi sai ke qualcuno ke ti apprezza, da qualche parte, c'è. ciao!

Marco ( Mr. No ) ha detto...

non era quella l'idea... era poter sapere chi sei al di là dell'anonimato...

Anonimo ha detto...

Il mio anonimato non voleva essere offensivo marco :)
semplicemente non avendo account qui nn mi dava alternativa, e nel primo post ho proprio scordato di mettere il nome: forse ti avrebbe aiutato :D
cmq sono tiziano.. ciao!

Marco ( Mr. No ) ha detto...

:-) vedi che bastava poco? magari discorsi personali è meglio mantenerli in altra sede... ti mando un mex dove sai tu...

chiara ha detto...

"Non c'è nessun posto come casa", dice Dorothy al termine della sua avventura nel fantastico mondo di Oz.

Ma la casa non è forse dove ci si sente liberi di seguire il proprio cuore, le proprie aspirazioni e desideri?..la casa è libertà, tranquillità, calore e protezione.

La maggioranza delle persone comunque, vive la casa come il posto nel quale sentirsi al sicuro, un luogo fisico e simbolico dal quale trarre forza ed ispirazione, per la vita al di fuori di essa. Per alcuni la casa diventa strumento di totale sicurezza, un rifugio che non si ha mai il coraggio di abbandonare.

Ma casa è un luogo fisico o un luogo dello spirito?

Talvolta io mi sento a "casa" quando sono in compagnia di una persona, o quando in solitudine guardo un tramonto, o quando sono sulla spiaggia ed ascolto il rumore delle onde.

Casa è un modo di trovare se stessi e un modo di percepire la propria realtà.

Nel corso della vita si può abitare in molti posti diversi, ma il posto che ricorderemo come casa sarà quella sensazazione nel cuore..quando dentro di noi ci siamo sentiti tranquilli, protetti e sicuri di esprimerci per quello che siamo ovunque siamo.

E credo che casa intesa in questo modo sia la base della famiglia...
Una famiglia che va al di là dei legami parentali..famiglia per me è qualcuno su cui puoi contare davvero, con il quale stai bene e con cui ti capisci al volo, una persona che non abbandoneresti mai nonostante tutto..qualcuno con cui non ti stancherai mai di parlare e di vedere, qualcuno che ami anche i tuoi difetti e che desideri più di ogni altra cosa che tu sia felice...

Tu sei parte della mia famiglia...e quando son con te mi sento a casa....

Un bacio