martedì 29 aprile 2008

Rispetto


Forse l'unica cosa che ci differenzia dagli animali è la capacità di rispettare qualcuno.
Può esistere una graduatoria del rispetto?
O, forse, è un vaso che si riempie?
Si colma, volta per volta, di tutti i comportamenti che feriscono il nostro senso del diritto, fino a quando, colmo, non innonda tutto quello che può trovare vicino a se?
Esiste un momento in cui scopriamo il nostro orgoglio, la nostra richiesta di rispetto? O rimane un sentimento latente, che cede alle barriere dello stress e chiede di essere ascoltato?
Si tratta di un leone, o di una iena?
E' un amico, o un nemico?
Chiedo rispetto, finalmente, od ad ogni modo.
Ma, in ogni caso, il risultato è lo stesso: allontanerò molta gente da me.
Forse, il problema non è il rispetto.
E' la mia cronica carenza nella capacità di dialogo.
Fatto sta che il ferro è colmo, il fuoco vivo, e presto o tardi, nella mia vita le voci accanto alla parola: "amico" avranno una riduzione drastica.
Per il resto del mondo: attendiamo in pace qualche nuova follia...

domenica 27 aprile 2008

Memoria

Ricordo.

Io ricordo!

È una fase che possiamo dire, così, senza responsabilità?

Quando la pronunciamo, spesso è per poter rafforzare una teoria precedentemente espressa ( “ Non ci sono più le mezze stagioni! Mi ricordo che quando avevo 12 anni... “).

Oppure, per mostrarci interessanti ad un altro interlocutore ( “Mi ricordo, il giorno in cui mi violentarono.. “ ).


Quando questo piccolo agglomerato sillabico viene espresso, la responsabilità civica, sociale è enorme, perché è la versione pagana de “In nome di Dio, io dico che..”.

Il passato è il nostro Dio.

Io ricordo, e se lo ricordo, non può essere errato. Quindi la mia teoria è incontrovertibile.

Mi giustifico del ricordo, mi giustifico per Dio.

Io ricordo così bene...


Ma il Dio del passato è un Dio stolto.

Personale.

La sua visione dei fatti è locale, sia del punto di vista temporale che fisico, dalla visuale. È come se rigirassi “Nodo alla gola”: potrei farlo dalla cassa, dalla finestra, dalla cucina, dalla lampada, dalla prospettiva di James Stewart, ed ognuno potrebbe dire di aver visto cose diverse, non solo nei particolari, ma perfino storie diverse...

Tutti i fisici che invece di spararsi seghe si buttano sulle teorie dei multiversi, dovrebbero solo guardare a tutto questo per avere le prove necessarie alle loro teorie.

Due uomini al bar, che si fronteggiano sulle elezioni del '94 ( e le cito per scaramanzia ), visti da un interlocutore esterno, sembrerebbero venuti da due mondi diversi.

Se parlassi con mia madre del dolore che mi ha procurato, non ricorderebbe tutto quello che secondo me mi ha fatto.

Dio è forte perché Dio è IL Passato, è l'assioma su cui posso basare ogni mia scelta...

Sempre che di scelta si possa parlare.

Come posso dire di ricordare?

Scelgo perché, come i cani di Ivan Pavlov, rispondo alla forza di un passato già costruito.

Come posso dire che tutto quello che ho nella mente, è veramente esistito?

Tutto il mondo, il mondo intero potrebbe essere nato oggi, la mia memoria di esso con lui, e dove potrei trovare le basi per smentire i ricordi degli altri?

Ognuno, vive nel suo mondo. Il proprio mondo è incomunicabile. Se non c'è comunicazione, non c'è empatia, ma solo solitudine. Nessuno può salvare se stesso grazie a qualcun altro.

Non potreste mai capirmi ora, e non potrei capire voi.

La mia settima Tennent's si è rovesciata sua una coppia de “La Nazione” del 31 Marzo.

L'odore della carta non sarebbe diverso se vi fosse caduta dell'acqua,ma in questo momento particolare mi ricorda in maniera più efficace quello che usciva dal secchio dove mettevo i giornali a dodici anni, nella mistura di acqua e malefica Vinavil, per farne cartapesta per eroi senza futuro.

Il futuro non esiste.

Grazie a questo, Firenze è uno zombie che cammina.


Il ricordo è fallace, il passato non esiste.

Cari fisici, vi porto una prova indistruttibile.

Se il passato esistesse, ed il mondo del ricordo fosse reale, la gente ricorderebbe tutti gli scandali del quinquennio 2001-2006. Cirami, Salva-Previti, Gasparri, Bossi-Fini, Fini sulle droghe leggere...

Ricorderebbe che far la spesa allora era un dramma come ora, che i criminali uccidevano lo stesso numero di persone, e che Del Debbio era un coglione come lo è oggi.

Se il passato esistesse, non avremmo questo governo.

Se il passato esistesse, Berlusconi parlerebbe dal carcere di San Vittore.

giovedì 24 aprile 2008

Torta salata con asiago, funghi e speck

Lo so che non è da me, ma ho fatto alcuni giorni fa questa torta salata e devo condividere con voi questo preciso momento... una delizia super!!!

"2 pasta sfoglia
150 gr. di asiago
2 uova
2 cucchiai di latte
5-6 fette di speck
sale
pepe
1/2 cipolla tritata
150 gr. di champignon (anche surgelati)
prezzemolo

Preparazione
Appassire la cipolla in un cucchiaio d'olio, unire i funghi affettati e un cucchiaio di prezzemolo. Cuocere per 10 minuti a fuoco medio e lasciando asciugare molto bene.
Frullare l’asiago con il latte, le uova, sale e pepe e qualche noce.
Stendere la pasta in una teglia rivestita di carta da forno.
Versare sulla pasta il fondo di funghi, coprire con la crema all’asiago e stendere le fette di speck.
Coprire con la seconda pasta sfoglia bucherellare e infornare per 30 minuti (finchè la sfoglia non si è dorata)."

Forse è così buona perchè assomiglia a questo periodo.. ha un sapore un poco salato, un poco dolce, un poco piccante, un poco amaro... come per ogni ricetta, qualche ingrediente può essere aumentato, diminuito, od eliminato.. vedremo su cosa metterò mano... :-)

lunedì 21 aprile 2008

Domani

Oggi è stata una bellissima giornata.

domenica 20 aprile 2008

Fire Door

Ho sempre pensato che il problema più grosso nella propria evoluzione personale potesse essere l'affrontare l'obbligatorio passaggio verso la morte.

Probabilmente, considerandola come una scappatoia da tutto, non mi ha mai creato enormi problemi.

Anche se, facilmente, posso pensare questo solo perché ho 24 anni, e la considero come una mia scelta, una possibilità tra le molte, la mia uscita d'emergenza.

Forse, quando avrò 60,70 anni, non affronterò questi discorsi con tanta leggerezza...

C'è qualcos'altro che mi sta tirando verso il basso in un modo che non sembra concedere speranze, e che posso oramai considerare la causa principale di questo mio malessere esistenziale: non sono unico.

Il mio nome sparirà con la mia morte, o, nel migliore dei casi, con quello dei miei cari.

Non costruirò la Storia, non influenzerò il mondo.

Nell'evoluzione di questa terra, la mia presenza è opzionale, non di certo fondamentale.

Non cambierò la sorte nefasta di questa nazione, non rivoluzionerò la scrittura, non troverò il modo di evitare un terzo conflitto mondiale.

Certo, se ora morissi, qualcuno potrebbe star male, qualcun altro piangerà per me... ma passerà.

E passeranno le loro vite, e finite le loro vite, non rimarrà più nulla di me, di loro.

Ho sempre odiato ( grazie all'educazione all'italiana ) il Manzoni. Però con “I Promessi Sposi”, ha fatto una cosa grandiosa: ha reso giustizia a chi la Storia non l'ha costruita, ma ha svolto solo un ruolo di secondo, terzo piano.

A noi, chi darà giustizia?

La risposta è, logicamente, nessuno. Perché è impossibile rendere a tutti il proprio momento di fama.

Non so più come realizzarmi, completamente demotivato da tutto da un anno a questa parte, ritrovare la mia strada è sempre più difficile.

Non è autocompiangersi, né ricercare un conforto. Credo solo di star vivendo un pessimo periodo, che tocca a tutti, prima o poi.

E proprio perché tocca a tutti, nella sua difficoltà, si priva ancora della sua unicità.

Negandomi all'orizzonte una qualsiasi soluzione.

venerdì 18 aprile 2008

Esercizio Uno: Binomio Fantastico, Ginnastica Fantastica ( Grazie Heather! )


Ho cominciato il corso della scuola Holden, quello edito con "Repubblica" sulla scrittura. Così pensavo fosse carino metterci ogni tanto qualche esercizio... il primo ad esempio, è scrivere un breve racconto di due cartelle, con due parole estratte a caso dal vocabolario. Mi sono uscite "Raucedine" e "Destrosio". si sente poco poco l'influenza dell'ultimo libro che sto leggendo ( "Meno di Zero", di Bret Easton Ellis, oramai mio autore preferito) e molto pesantemente gli eventi di questi 5 giorni... in ogni caso, a voi il giudizio...

"-Ancora?-

Osservo la mano sospesa a mezz'aria. Non voglio dimenticare i consigli di Serena, la mia fitness trainer.

Ma non voglio nemmeno offendere quell'anima malata che mi ritrovo davanti.

In ogni caso, non attende una risposta.

Due cucchiai di destrosio cadono nel caffè nero.

Venti minuti in più di spinning domani a lezione.

- Ed insomma,mi raccontavi di quella ragazza...-

- Ascolta, Gianna..-

Lei si blocca.

Mi guarda, nascondendo in malomodo l'offesa.

Afferra il vassoio e la sento che si trascina in cucina. Perché diavolo deve cercare di essere sempre così perfetta? Nascondo in malomodo il mio senso di colpa, ma mi faccio subito fregare al suo primo colpo di tosse.

- E la tua raucedine...- non concludo la frase, ma il suo modo di appoggiare la zuccheriera è leggero. Segno di pace.

- Lo sai, oramai è costante. Ma non preoccuparti per me, sai bene che sono forte.- mi risponde, tossendo ancora un poco. Continuo a chiedermi chi cazzo abbia inventato il Natale.

Charlie, il vecchio cocker, alza l'orecchio al mio fischio, per darmi poi la schiena, e tornare a dormire. Fuori la pioggia sta sciogliendo la scarsa neve di quest'anno.

- Mi dicevi, questa Serena...- mi rimanda, dalla soglia della cucina. Sa benissimo come ora mi senta in debito nei suoi confronti. Sento pulsare quei quattro biglietti nelle tasche, come un cuore proprio, da cui passa il suo sangue.

- Era solo un gioco, e lo sai. Una sfida per far vedere che non sono meno di... meno di loro.-

- Meno di loro?-

La sua non è una domanda. È una di quelle affermazioni così violente, che sento il mio cuore accelerare, ed il desiderio di schiacciarle la testa sul pavimento, di far leccare sangue e materia cerebrale a Charlie è enorme.

- No mamma, meno di loro. Lo sai che non sarò mai come loro. Come te e papà.-

- Te lo auguro, di non essere come lui. Ma in fondo, l'altro giorno al TG non sembravi come lui. Povera anima, non mi avrebbe difesa nemmeno da un pulcino.-

Faccio per abbozzare uno di quei commenti difensivi, ma mi arrendo.

In ogni caso, Gianna spera che Serena possa essere la mia ragazza.

Afferra nuovamente la zuccheriera, non ascolta nemmeno, o meglio, non mi ascolterebbe, se mai dovessi parlare. Ma non lo faccio, perché tanto la sua testa non è più quella di una volta.

O forse, è sempre stata così, e la giustizia data dall'età è solo la miseria di chi ancora non ha ammesso i suoi limiti. Altro destrosio finisce nella tazza e sul piattino, mentre tossisce. Spero solo che non sia finito nessun germe dentro la brodaglia nerastra.

Nell'altra stanza, la musica di Paolo mi rassicura. Ho sempre odiato Vasco, ma in quel momento è l'unica voce umanamente accettabile.

- Ed insomma, alla fine lo zio c'è cascato nuovamente?-

- Come al solito. Insomma, questa Serena...-

Tolgo una foto dalla tasca. È di quando ero piccolo.

Siamo Paolo ed io al mare, e lui ha i capelli biondissimi, e si vede anche un pezzo del suo due pezzi alle spalle nostre, le braccia sui fianchi, imperiale come sempre è stata.

- Non siamo più questo, ok? Non siamo più questo. Tra due mesi andrò con Michele a Rotterdam.

Vorrei veniste anche voi...-

Sistemando la sua gonna di finto raso, tira fuori un altro dei suoi sorrisi da repertorio.

Noto che le è caduto un altro dente.

Un canino.

- Ma amore,lo sai che non potrebbe essere diversamente..

Sorrido, restando al gioco, ma sono felice nell'aver confermata la loro assenza.

E per sbaglio mi viene un profumo in mente. Zucchero a velo.

Un giorno andammo alla fiera di Celadina, e faceva freddo, e lei comprò una cassetta degli 883 e poi mi regalò dei pesci rossi e dello zucchero a velo, mentre Paolo era troppo piccolo e lo tenne per tutto il tempo in braccio. Ad un certo punto, una bambina grassa e piena di brufoli mi finì contro, buttandomi a terra assieme allo zucchero, metà sul selciato, metà sul mio viso.

Mia madre mi sollevò, senza una parola, e tornammo a casa.

Una volta chiusa la porta, afferrandomi il braccio, mi chiuse in camera.

Ci rimasi tutta la sera. Quando le chiesi il perché, non rispose. Non era da lei, dare spiegazioni.

Afferra un'altra volta il coccio, chiedendomi: -Zucchero?-

Due nuvole di saccarosio evitano la mistura fredda, spargendosi sul tavolino. Cerco di pulire, ma lei mi anticipa con un tovagliolino sporco.

Mi alzo, mentre comincia a tossire, borbottando qualcosa sulla sua maledetta raucedine.

Non credo sia mai stata realmente malata.

- Ciao Gianna.- le dico, sbattendo il portoncino.

Mentre passo, evito lo sguardo di mio padre.

Una guerra persa per oggi è stata più che sufficiente."

Morte


Poison... veleno.. veleno che scorre nelle vene, e come un amante sgarbato ti priva di qualcosa senza troppe smancerie.
Almeno, non sarà come gli altri. Quei pessimi scopatori convinti di essere Dio. Lui ti promette la fine sublime... quale veleno mi consigliate, per vivere tutto questo?
Fluoro?
Arsenico?
Curaro?
Sono un disastro come guerriero. Ho 23 anni, quasi 24, nemmeno un terzo della strada che mi spetta forse, e già voglio abbandonare la scena.
Ma la cosa che non capisco è: perchè non dovrei?
E non ditemi che la vita è sacra, che lo sapete meglio di me che è una lunga merda senza senso.
E dargli un poco di senso è impossibile.
Il confronto con mia madre è stato orribile.
Perchè, qualsiasi cosa farò, dovrò riscattare anche la sua anima.
Perchè ritrovo nei suoi gesti, nei suoi modi di fare, un pezzo di Marco.
Arrendermi sarebbe il modo migliore per non avere più un tale peso sulle spalle.
E se l'uomo non apprezza, magari lo farà Dio al posto suo.
O magari, il mio orgoglio fa ancora tentennare la mano, mentre pensa la freddo del ferro ruvido della ringhiera, un attimo prima della caduta. Od alla perfezione della lama sulla sua pelle.
Od all'amaro di mandorla del cianuro.
Morire, in tutto questo, sembra l'unica scelta veramente libera.
Forse, proprio per questo, continuo ad arrancare nello squallore del quotidiano.

martedì 15 aprile 2008

Sono al mio funerale

La mia morte.
Quello che è successo ieri sera, e quello ceh nel peggiore dei casi durerà per i prossimi 5 anni, è stato un suicidio collettivo, ed ora sento il mio corpo trascinato per miglia, senza corteo, senza musica.
Il corpo mio e quello della nazione in cui sono cresciuto.
è finito tutto. il comunismo, i verdi, persino per la destra vera mi viene da piangere.
Siamo ufficialmente una nazione fascista.
Non è la perdita del Pd il dramma, è la sconfitta di tutti gli altri.
è finito il diritto laico, la libertà di stampa e quella di pensiero imbavagliate, la possibilità di poter sperare.
noi tutti affonderemo, e lo psiconano ci porterà il più in basso possibile.
Ognuno da la colpa all'altro, non mi azzardo per ora a fare commenti od analisi.
Ma siamo responsabili tutti noi.
Tutti quelli che non hanno votato, che non sono scesi almeno una volta in piazza, che non hanno dato voce ai propri timori.
O che non hanno organizzato una raccolta fondi.
Fondi per pagare un cecchino.
Da piazzare ad Arcore.
Poi voglio vedere se il "Bild" ha il coraggio di chiamarlo ancora Highlander.

lunedì 14 aprile 2008

M-day

Alla M, metteteci quello che volete: merda, Marco, mamma..

Nel mentre, il mio tasso nevrotico è alle stelle, altro che calmanti.

Ho dormito male, ho sognato la guerra civile, mi sono alzato alle 8, ho preparato un piatto difficilissimo per mia madre che arriva oggi, e se fosse uscito uno schifo, potrei seriamente uccidere la prima persona che vedo...

E poi ci sono le elezioni.

Non so più cosa sperare, e mi rode all'infinito non aver potuto votare, per quanto non avrei di certo cambiato le cose.

Il calo dell'affluenza, se si mantiene stabile, non credo sia un dato così negativo, il problema grosso è quella percentuale, 62,54% : significa che hanno votato 3 italiani su 5. E' una rinuncia ad un diritto che la dice lunga sull'illusorietà della democrazia, per lo meno da noi.

Vada come vada, non avrà vinto nessuno, temo.

Personalmente ritengo Veltroni vincitore morale, in ogni caso.

È riuscito da solo in poche settimane ad ottenere un punteggio sondaggistico enorme per un partito nato da pochi mesi, e facente parte del governo uscente, in genere sempre penalizzato.

Che vinca o non vinca, ha fatto un piccolo miracolo.

Per la prima volta in 14 anni Berlusconi ha dovuto difendersi, non ha giocato come voleva, ha fatto figure d merda ( ultima per ora quella di venerdì da Mentana ), ripiegando alla fine sugli attacchi alla Santanchè ed a Casini, e con poco senso autocritico a Di Pietro: in fondo fu lui a dare ampio spazio alla vicenda Mani Pulite su Mediaset, a definirlo un eroe nazionale, a chiedergli addirittura di candidarsi con lui nel '94.

Ora invece è diventato quello dalla manetta facile, un terrorista della legalità. Solo perché è l'unico che vuole finalmente sistemare le cose, almeno sul piano morale: non riesce a parlare italiano, ma almeno ha ancora senso del pudore.

Mi domando perché, quando Berlusconi vinse, tutti dicevano di aver votato qualcun'altro: o i voti li ha rubati, o la gente si vergogna di lui.

L'altra vittima, Daniela Santanchè, è stata una piacevole sorpresa: ideologicamente non potrò mai essere d'accordo con lei, soprattutto su quello che pensa in merito all'immigrazione, ed in secondo luogo sulla questione omosessuale. Però ha le ovaie di piombo la signora, crede in quello che dice, ci mette passione, e la sua idea di mutuo sociale è qualcosa a cui la sinistra dovrebbe seriamente pensare. Venerdì ha detto: se una famiglia ha una casa, ha risolto il 50% dei problemi. Ed ha pienamente ragione.

A proposito di donne, alla fine sono state loro a dare un poco di senso e vitalità a questa noiosa campagna elettorale: perché se la Santanchè ha dimostrato forza, la rabbia della mia compagna di segno zodiacale ( ok, caduta di stile :-) )Flavia D'Angeli ha espresso pienamente lo sconforto di chi nella sinistra ci crede, ma si è rotto le palle dei d'Alema, dei Fassino e soprattutto è rimasto deluso da Bertinotti.

Probabilmente non avrai abbastanza voti per poter decidere qualcosa, ma Flavia, se mi ascolti, sappi che oramai sei la donna della mia vita!

Mi rifiuto di commentare i discorsi di Ferrara.

Unica persona per cui introdurrei la pena di morte.


Alla fine sono arrivato ad un amaro compromesso nelle mie speranze: spero che vinca Berlusconi, che vinca per poco, e che finisca come nella sua prima legislatura. Forse finalmente ce lo togliamo dai coglioni.

Di certo, dover sperare in quel rincoglionito di Bossi, la dice lunga su come sia messo questo paese...

Logicamente, non ditelo a mia madre! :-)

domenica 13 aprile 2008

Ruote e prigioni

Senza pelle e senza nome.

Siamo davvero così poveri nell'animo da non sapere difendere chi è più debole d noi?

E, soprattutto, da giustificare il più forte?


Nulla mi ricorda di più la primavera, se non il rumore delle ruote che passano sull'asfalto bagnato, dopo un temporale, mentre strascicano l'acqua e fanno quel rumore che sembra interminabile, in un sali e scendi che ti fa chiedere se in realtà, non stia ancora piovendo.

È quello che succede quando sento parlare di criminalità.

Nulla mi ricorda di più il fascismo, dello strascico delle voci sui CPT, sull'inasprimento delle pene.

La chiamano libertà, questa?

Il carcere non è un centro temporaneo di accoglienza dove mettere quello che ti da fastidio, perché intacca il tuo ideale di vita perfetta, o perché ti ricorda che la tua vita, in fondo, tanto perfetta non è.

Non è nemmeno il luogo dove perpetuare la secolarizzazione del pensiero eterodosso, del dovere sociale e giuridico di stampo, non per ripetermi, fascista.

Il carcere dovrebbe essere il luogo di redenzione.

La parete su cui mi possa appoggiare, dopo aver capito e superato tutto ciò che mi ha portato a compiere un reato socialmente criticabile.

Il carcere dovrebbe essere l'asilo per eccellenza, l'abbraccio materno che permette al disgraziato di comprendere, e non ricommettere, il suo errore.

Dietro ogni colpevole, c'è una vittima.

Dietro ogni vittima, la mano è anche la nostra.

Lo strascico di questi discorsi, è la macchia su chi sta cercando di liberare se stesso dal passato, portandosi dietro un temporale di cui spesso siamo responsabili.

Se siamo tanto indulgenti per i nostri errori, perché dobbiamo essere tanto giustizialisti verso quelli degli altri?