martedì 25 novembre 2008

Ministre e Puttane (Vita di Europa Platino)



È vero, sono in ritardo. Come spesso accade nella mia vita. Tardi ho fatto sesso, tardi mi sono avvicinato alla politica. E nemmeno ora ho idea di come poter vivere decentemente.
Per cui, aver visto solo stasera “Go Go Tales” di Abel Ferrara può essere considerata una mancanza tutto sommato perdonabile.
Non vedrò mai altro di questo regista, è una promessa, un voto. Il film è bruttissimo, vuoto, scontato, banale e terribilmente reale.
È un discreto dipinto della nostra italina, italietta, itagliaccia.
Questa nazione è una vecchia puttana con il cancro.
Abbiamo i ministri di belle speranze e cattive realizzazioni: l’eternamente oscena Asia Argento, l’eternamente debuttante Stefania Rocca, l’eternamente “sperdinonvederlaancoramaeccolacazzo” Justine Matera, l’eternamente incapace Scamarcio.
Il quartetto delle cattive speranze è così dannatamente associabile all’oscena soubrette del pompino di fronte, la cara (la cifra esatta bisogna chiederla al Cavaliere) Carfagna; al debuttante da nobel prepensionabile per la nostra salvezza Brunetta, all’abbattibile cinghialessa Gelmini, all’incapace (ed economicamente ambiguo, “L’Espresso”docet) Tremonti.
Il film ha lo stesso ritmo del battito cardiaco di questa nazione, ma cos’altro si poteva pretendere? Cadaveri siamo, cadaveri recitiamo.
E così “l’eminenza grigia”è un vecchio sbadato, il premier un buffone senza nemmeno una goccia di stile, che trascina una manica di idioti nella speranza che un dio in pensione ci faccia il favore di salvarci. L’uomo è tendenzialmente caprone, la donna certamente troia. Un’immagine idilliaca.
Forse qualcuno sta attendendo l’arrivo della mano che troverà lo smarrito biglietto vincente, quello che spalmerà i nostri debiti con la stessa efficacia con cui Berlusconi ha spalmato i suoi processi, senza nemmeno l’intervento dell’affittuaria veltronesca, capace di vociare tre minuti, ma di congratularsi rapidamente davanti ad un successo di cui l’altro nemmeno ne è responsabile.
Sempre che l’unzione datagli da Baget Bozzo non fosse fautrice di qualche miracoloso effetto.
Di sicuro, la nostra sommessa controparte in largo vestito ed occhiali alla Mondaini ha imparato bene dalla cara vicina di camera, anzi, di bicamerale d’Alema.
Se oggi qualcuno venisse a reclamare il locale, alla fine concederebbe ampia soddisfazione ai fascisti di turno. Il revisionismo è sulle bocche di ogni mafioso dellutriano della situazione.
E nessuno saprebbe offrire un’alternativa.
E quando qualcuno estrarrà il biglietto vincente, scaduto o consunto o bagnato sarà: illeggibile, nessuna rianimazione ci salverà.
Bentornati.

Ps: Sono un fan di LaChapelle, non abbiatene a male per l'accostamento con i soggetti miseri di questo post.